Dal Chiapas al mondo

1992, Guida turistica alla conoscenza dello stato messicano del Chiapas

Lettera del Subcomandante Marcos

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Narra come il supremo governo si sia commosso per la miseria indigena del Chiapas pensando bene di dotare la regione di alberghi,carceri,caserme e di un aereoporto militare.E narra inoltre come la belva si alimenti con il sangue di questa popolazione.

Supponga di abitare nel nord,nel centro o nell’ovest del paese.Supponga inoltre di voler prendere sul serio la celebre frase del Sectur <per prima cosa conosci il Messico>.Supponga di decidere di voler conoscere il Sudest

del suo paese e supponga che del Sudest lei scelga proprio lo Stato del Chiapas.Supponga di andarci in automobile(arrivare in aereo nel Chiapas non solo è costoso,ma anche improbabile e fantasioso:vi sono solo due aeroporti <civili>e uno militare).Supponga di prendere la strada Transistmica.Supponga di non fare caso alla caserma di un reggimento di artiglieria dell’esercito federale che si trova all’altezza di Matias Romero e di continuare fino alla Ventosa.Supponga di non notare il posto di blocco che il servizio immigrazione del Ministero dell’interno ha messo in questo punto (che fa pensare che si esca da un paese e si entri in un altro).

Supponga adesso di voltare a sinistra e di prendere decisamente l’indicazione per il Chiapas.

Alcuni chilometri più avanti lei lascerà Oaxaca e troverà un grande cartello che dice:<Benvenuto nel Chiapas>.Lo ha trovato?Bene,supponga di si.

Lei ha preso una delle tre strade esistenti per arrivare allo stato del Chiapas;passando per il nord,per la costa del Pacifico e per questa strada ,che lei suppone di aver preso,si giunge in questo angolo del Sudest del paese.La ricchezza abbandona queste terre non solo attraverso queste tre strade.Per mille sentieri si dissangua il Chiapas:attraverso gli oleodotti e i gasdotti,le linee eletriche,i vagoni del treno,i conti bancari,i camion e i furgoni,le navi e gli aerei, i sentieri clandestini,le strade sterrate, i passi e i valichi.

Questa terra continua a pagare il suo tributo agli imperi:petrolio,energia elettrica,bestiame,denaro,caffè,miele,mais,cacao,tabacco,zucchero,soia,sorgo,frutta tropicale come banane,mamey,mango,tamarindo,avocado;e il sangue chiapaneco scorre per le mille e una zanne del saccheggio conficcate nella gola del Sudest messicano.Materie prime,migliaia di milioni di tonnellate che fluiscano verso i porti messicani, le stazioni ferroviarie,gli aerei e camion,in direzioni diverse: Stati Uniti,Canada,Olanda,Germania,Italia,Giappone,ma con la stessa destinazione:l’impero.La quota che il capitalismo impone al Sudest di questo paese trasuda,fin dalla sua nascita,di sangue e fango.

Un pugno di mercanti,tra i quali si annovera lo stato messicano,si portano via tutta la ricchezza del Chiapas lasciando,in cambio,la loro impronta mortale e pestilenziale:la zanna finanziaria ha succhiato complessivamente nel 1989 1.222.669 milioni di pesos,concedendo in crediti e opere soltanto 616.340 milioni. Oltre 600.000 milioni di pesos sono finiti nello stomaco della belva.

Nelle terre chiapaneche vi sono 86 zanne della compagnia petrolifera statale Pemex piantate nei comuni di Estaciòn Juàrez,Reforma,Ostuacàn,Pichucalco e Ocosingo.Ogni girno succhino 92.000 barili di petrolio e 516.700 milioni di metri cubi di gas.

Si portano via gas e petrolio lasciando in cambio,il marchio del capitalismo:distruzione ecologica,impoverimento del terreno,iperinflazione,alcolismo,prostituzione e povertà.La belva non è ancora sazia ed estende i suoi tentacoli verso la Selva Lacandona:attualmente si stanno compiendo prospezioni per otto giacimenti petroliferi.

La strada viene aperta a colpi di machete impugnato dagli stessi contadini che la belva insaziabile ha lasciato senza terra.Cadano gli alberi,rimbombano le esplosioni della dimanite in terre nelle quali soltanto ai contadini è fatto divieto di abbattere alberi per seminare.

Ogni albero abbattuto può costare loro una multa dieci volte il salario minimo e anche la prigione.

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I l povero non può abbattere alberi,mentre la belva petrolifera,sempre più in mani straniere,si.Il contadino li abbatte per poter vivere,la belva li abbatte per saccheggiare.Anche con il caffè si dissangua il Chiapas. Il 35 per cento della produzione nazionale di caffè proviene da queste terre che impiegano in essa 87.000 persone.Il 47 per cento di tale produzione va al mercato nazionale e il 53 per cento viene esportato all’estero,sopratutto negli Stati Uniti e in Europa.

Più di 100.000 tonnellate di caffè escano dallo Stato per ingrassare i conti bancari della belva:nel 1988 un chilo di caffè della qualità <pergamena>è stato venduto all’estero in media a 8000 pesos,ma al produttore chiapaneco è stato pagato 2500 pesos o anche meno.

Il secondo saccheggio in ordine di importanza,dopo quello del caffè, è l’allevamento del bestiame. Tre milioni di mucche finiscano nelle mani di sciacalli e di un gruppetto di mediatori e vanno a riempire i frigoriferi di Arriga,Villahermosa e del Distretto federale.Le mucche vengano pagate fino a 1400 pesos al chilo ai contadini impoveriti degli ejidos (terre comuni di proprietà della comunità indigena),e sono rivendute dagli sciacalli e dai mediatori a cifre fino a 10 volte superiori il valore originario.

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Il tributo che il capitalismo fa pagare al Chiapas non ha paragone nella storia.Il 55 per cento dell’energia nazionale di tipo idroelettrico proviene da questo Stato,e qui viene prodotto il 20 per cento dell’energia totale del Messico.Ciò nonostante,soltanto un terzo delle case chiapaneche ha la luce elettrica.Dove finiscano i 12.907 megawatt prodotti attualmente dalle centrali idroelettriche del Chiapas?

Malgrado la moda ecologica,continua il saccheggio del legname nei boschi del Chiapas.Dal 1981 al 1989 sono stati asportati 2.444.700 metri cubi di legno pregiato,conifere e specie tropicali con destinazione il distretto federale,Puebla,Veracruz e Quintana Roo.Nel 1988 lo sfruttamento di legname ha dato un guadagno pari a 23.900 milioni di pesos,il 6000 per cento in più che nel1980.

Il miele prodotto nei 79000 alveari dello Stato va interamente nei mercati statunitensi ed europei.2.756 tonnellate di miele e di cera prodotte annualmente nelle campagne si trasformano in dollari che i chiapanechi non vedranno mai.

Più della metà del mais prodotto qui è destinata al mercato nazionale.Il Chiapas tra i primi stati produttori a livello nazionale.Il sorgo è destinato ,per la maggior parte,allo Stato del Tabasco.Il 90 per cento del tamarindo va al distretto federale e altri stati.I due terzi di avocados vengano commercializzati fuori dal Chiapas,mentre il mamey interamente.Il 69 percento del cacao va al mercato nazionale e il 31 percento all’estero,con destinazione Stati Uniti,Olanda,Giappone e Italia.La maggior parte delle 451.627 tonnellate di banane annuali viene esportata.

che cosa lascia la belva in cambio di tutto ciò che porta via?

Il Chiapas si estende per 75.634,4 chilometri quadrati,circa 7,5milioni di ettari,occupa l’ottavo posto per ampiezza,e ha 111 comuni organizzati per il saccheggio in nove regioni economiche.Qui si trova il 40 percento del totale nazionale di piante,il 36 percento dei mammiferi,il34 per cento degli anfibi e rettili,il 66 per cento degli uccelli,il 20 percento dei pesci di acqua dolce e l’80 precento delle farfalle.Il 9,7 per cento della pioggia di tutto il paese cade su queste terre.Ma la maggior ricchezza della regione sono i 3,5 milioni di chiapanechi,dei quali due terzi vivano e muoiano in un ambiente rurale.La metà dei chiapanechi non ha acqua potabile e due terzi non hanno il sistema fognario.Il 90 per cento della popolazione della campagna ha entrate minime o nulle.

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Potrei continuare ma non vorrei essere pedante,e qui che all’alba del 1994 gli zapatisti insorgano per rivendicare dignità e diritti, per poter utilizzare le terre per il loro bisogno,ancora non si parlava di sovranità alimentare,ma dalle rivendicazioni zapatiste sono nati movimenti che hanno messo in discussione il modello capitalistico,la prepotenza dei governi,il diritto di vivere dignitosamente nei paesi dove le multinazionali predavano dal territorio alle vite di chi vi abitava

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