Dopo l’impennata speculativa di febbraio/marzo 2022 legata all’invasione dell’Ukraina, ecco che ridiscendono ai livelli pre-guerra i prezzi mondiali di Mais, Grano e Riso.
Occorre fare qualche riflessione, anche perchè i guai non sono finiti.
Che si trattasse di una bolla speculativa lo sapevamo bene (operatori del settore, economisti, analisti finanziari, etc.).
Chi era in buona fede ha cercato di spiegarlo con i mezzi a disposizione, negli ambienti che poteva raggiungere.
Purtroppo il dibattito e la consapevolezza non sono usciti da circoli ristretti, non hanno avuto sufficiente diffusione.
A chi ha giovato la diffusione del panico?
A chi ha speculato sui prezzi (pochi grandi investitori pubblici e privati, ma anche tanti risparmiatori medio-piccoli), alle grandi multinazionali del cibo, a chi cercava supporto politico per l’escalation bellica.
Chi subisce i maggiori danni?
In generale le parti più povere del mondo.
Intere regioni sulle quali ricadono l’effettivo aumento finale di prezzo e la mancanza localizzata di prodotti (localizzata perchè in realtà non v’è carenza mondiale).
Ma anche categorie ampie di popolazione dei “paesi ricchi” a causa delle spinte inflattive che ci colpiranno.
Perchè non siamo riusciti a spiegare che si trattava solamente di un fenomeno speculativo?
Perchè in generale il controllo dei mezzi di comunicazione non è democratico: è sottoposto a influenze e condizionamenti decisivi proprio da parte di quelle categorie che hanno tratto i vantaggi dalla diffusione del panico!
Ora ci rimangono almeno un paio di questioni irrisolte.
Come evitare la prossima situazione di questo tipo?
Come riparare all’enormità di questi disastri economici e umanitari destinati a ripetersi?
Come sopperire al controllo antidemocratico dell’informazione?
Come spiegare che quel sistema informativo che ci imbroglia sulle granaglie è il medesimo che ci informa sulla politica (anche in prossimità di elezioni) sul clima (anche in situazioni molto critiche) e su tutto il resto?