Le specie animali e vegetali finora classificate sono circa 1 milione e 750 mila.
I biologi stimano che le specie ancora da studiare siano tra i 5 milioni e i 100 milioni.
Nella storia dell’evoluzione terrestre migliaia di forme di vita sono scomparse e si sono estinte: le cause dell’estinzione sono tanto naturali quanto, nell’ultimo secolo, indotte dall’azione dell’umanità.
L’ambiente terrestre ospita migliaia di microambienti, gli ecosistemi che sono altrettanti delicati equilibri di comunità umane, risorse vegetali, coltivate e spontanee,varietà animali addomesticate e selvatiche che vivano in relazione e si riproducano.
Ogni alterazione artificiale di questi millenari eppur fragili equilibri pregiudica l’esistenza dei loro membri.
Per questo motivo le donne e gli uomini hanno tutto l’interesse a conservare il proprio ambiente, diverso ad ogni latitudine, come differenti sono le colture,
i metodi produttivi, i valori.
L’ 80% della biodiversità si trova nel sud del mondo.
L’ 80% della ricchezza nel nord.
Percentuali stridenti se la biodiversità è la ricchezza dei popoli.
Nel corso degli ultimi 400 milioni di anni si è estinta una pianta ogni 27 anni.
Attualmente nel mondo tropicale si estinguono in media 5 specie al giorno.
Il 67% della foresta tropicale sarà eliminato entro la fine del prossimo secolo e con esso metà delle specie vegetali (270.000), i 2/3 si trovano nei Paesi del sud del mondo.
La FAO (organizzazione delle nazioni unite per l’agricoltura e l’alimentazione)? ritiene che in questo ultimo mezzo secolo sia stato cancellato il 75% della diversità genetica delle piante coltivate.
La diversità delle colture agricole, dell’allevamento, della pesca, della silvicoltura viene soppiantata dalle monoculture.
La distruzione della foresta amazzonica scrigno di forme viventi distrutta per coltivare mais e soia geneticamente modificata sconvolgendo ecosistemi atavici.
Si tratta di colonizzazione agricola. Gli anni Settanta hanno visto la rivoluzione verde: i campi vengano soffocati da sementi che necessitano di pesticidi,di risorse idriche eccessive, di fertilizzanti chimici.
Conseguenza: deterioramento dell’ambiente.
Gli anni Novanta vivano la rivoluzione biotech: s’inizia il saccheggio delle risorse genetiche , frutto del millenario sapere e delle pratiche locali.
Si procede accumulandole nelle banche di germoplasma, studiandole nei laboratori delle imprese,usandole per modificare sementi e piante che vengano brevettate, prezzate e rivendute nella maggiore nel sud del mondo.
Risultato: nuove monocolture, rinnovata dipendenza del sud con indebitamenti e cancellazione delle colture tradizionali con alto valore nutritivo.
Le nuove colture geneticamente modificate sono un’ulteriore mina nascosta nei terreni ricchi di biodiversità: la varietà colturale perde valore, terreno e futuro.
Scompaiano le agricolture di rotazione e di consociazione ed il connesso equilibrio tra suolo, acqua, bestiame, varietà colturale, sicurezza alimentare.
Tra i rischi principali la perdita di tutto il raccolto ,altamente vulnerabile in quanto monocultura; la ‘fuga’ dei geni delle nuove piante alle infestanti,rese più invincibili.
Le piante transgeniche sono studiate, progettate, costruite con precisi obiettivi: l’inserimento nel processo produttivo finalizzato al profitto.
L’ impresa multinazionale propone alle comunità locali un “miglioramento genetico”, “un rendimento”, una produttività”, i cui millantati miracolosi effetti rendono l’ offerta difficilmente rifiutabile
Ma sugli effetti che, ,per esempio può dare l’assorbimento prolungato di cibi i cui ingredienti hanno subito modificazioni genetiche si sa ancora troppo poco per poterne rilevare o sfatare i rischi.
Addomesticare la biodiversità attraverso la biotecnologia significa modificare il patrimonio genetico al fine di renderle resistenti ad alcune malattie, atte a sopportare meglio i cambiamenti climatici oppure capaci di dare maggior rendimento.
E’ quello che le multinazionali delle sementi fanno con l’aiuto della ricerca scientifica.
Volere selezionare,controllare e brevettare le forme di vita, farne commercio con lo scopo di realizzare profitto a favore dei potenti dell’economia globale significa veder scomparire colture tradizionali, base per l’alimentazione quotidiana, essere costretti a comprare ciò che prima potevamo procurarsi in autonomia.
Gli effetti delle modificazioni genetiche non sono prevedibili né sull’impatto ambientale, né su eventuali conseguenze per la salute di tutti gli esseri viventi.
Inoltre le regolamentazioni legislative in merito sono spesso diverse da paese a paese.
Molti biologi vengano finanziati dalle stesse industrie presso le quali fanno ricerca: è evidente il rischio di un cortocircuito di trasparenza e indipendenza.
per questo è informarsi e fare sentire la propria voce.